Tour de France 2022, il lamento dei corridori: “Troppo caldo, nel ciclismo impariamo a comportarci solo se accade qualcosa di brutto”
La tappa di domenica 17 luglio, quella che ha visto il successo di Jasper Philipsen sul traguardo di Carcassonne, passerà alla storia come una delle più calde della storia del Tour de France. Le condizioni meteo sono andate peggiorando, dal punto di vista del calore, per tutta la settimana fino all’apice toccato proprio ieri (oggi, lunedì, nella zona in cui sono ora i corridori, le temperature attese sono ancora più alte, ma per fortuna è giorno di riposo). Così, gli atleti hanno provato a combattere il sole in tutti i modi e qualcuno di loro ne ha fatto le spese, come Michael Morkøv, finito fuori tempo massimo dopo un autentico calvario.
A fine gara, alcuni corridori hanno espresso il loro punto di vista: “Tutto sommato siamo stati fortunati perché era una tappa piatta – le parole di Bob Jungels, vincitore della nona tappa, raccolte da CyclingNews – Ma direi che gare di altri sport sarebbero cancellate con questo tipo di caldo. Penso che il mondo del ciclismo impara solo se capita qualcosa di brutto. Ovviamente, ci sono tante cose intorno al Tour di cui non abbiamo neanche idea. Si poteva magari partire un po’ prima al mattino, ma immagino che poi la trasmissione televisiva non sarebbe andata in un orario di punta. Le decisioni comunque non spettano a noi, abbiamo le nostre opinioni, ma in definitiva siamo solo pedine nel gioco”, il pensiero del corridore dell’Ag2r-Citroen.
Alexander Kristoff, uomo di grande esperienza della Intermarché-Wanty-Gobert, è sulla stessa lunghezza d’onda: “Per me, era troppo caldo. Ero davvero cotto e non avevo più energie. Ok, abbiamo portato a termine la corsa, ma non è stato piacevole. Cosa si potrebbe fare in questi casi? Potrebbero accorciare la distanza da percorrere. Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), il vincitore di giornata, ha parlato di “circostanze folli per fare una gara di ciclismo. Ma è stato fattibile, utilizzando tanta acqua e ghiaccio”.
Meno negativo il punto di vista di Chris Hamilton: “Io sto bene, al caldo faccio poco caso – le parole dell’australiano del Team DSM, uno dei pochi corridori della carovana a non indossare la giubba refrigerante prima del via – Ci sono cresciuto con queste temperature e un po’ mi ricorda casa (Hamilton è di Bendigo, nell’entroterra dell’Australia del sud – ndr). Ma in giorni così c’è molta più stanchezza e alcuni si trovano in condizioni di sofferenza in momenti in cui normalmente non farebbero fatica. Così, il gruppo si spezza molto più facilmente. Però mi sorprende che tanti siano sorpresi dal fatto che si gareggi. Sì, è vero, fa caldo, ma siamo anche in piena estate: cosa si aspettavano?”.
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